Hip-Hop, Ricominciamo per bene...

« Older   Newer »
  Share  
DigitHAL9000
icon12  view post Posted on 5/9/2008, 15:26




Che cosa si intende per "hip-hop"?
Per "hip-hop" si intende generalmente l' insieme di 4 attività comunemente chiamate "discipline": rap/r'n'b, breakdance/electric boogie, djing/turntablism, graffiti/writing.
Chi si appassiona a questa cultura tende generalmente a cercare di imparare e praticare almeno una di queste discipline, con risultati non sempre encomiabili, se non per lo sforzo e la buona volontà.
Avremo perciò:

  1. novelli rappers e virtuosi delle rime o novelle Mariah Carey in vena di vocalizzi (di solito una minoranza in cerca di protezione dal WWF)

  2. atletici b-boys (così si chiamano i breakers - termine fino a qualche anno fa usato genericamente per indicare tutti i "rapponi")

  3. incastratissimi djs alle prese con mixer, piatti, scratching e cutting

  4. torme di wannabees che cercano di fare gare di bozzetti e impistrocchiare città senza alcun talento.

La dura realtà è che per tanta gente che ci prova, purtroppo, sono una manciata quelli che veramente valgono e riescono ad emergere.
Ma guai a dire a qualcuno "fai cagare", perché ognuno è sempre convinto di essere bravissimo.
Ogni scarrafone è bello a mamma sua: i gruppetti si guardano l' un l' altro, si danno pacche sulle spalle e si convincono di essere dei kings.
Poi vanno ad una jam o ad una convention (nomi dati ai vari raduni) convinti di spaccare e sbattono il muso contro il muro della realtà.
Quando ho iniziato io si cercavano fanzines e libri per vedere chi-faceva-cosa e come la faceva, i nostri punti di riferimento, gli esempi da seguire, erano personaggi che operavano a NewYork, LosAngeles, Parigi, Berlino, Sidney, Madrid, Barcellona, Vienna e Zurigo.
Oggi, con l' immensa fonte di informazioni che è la rete, mi stupisco come continuino a persistere fenomeni con una vista così corta.
Io son venuto su con l' obiettivo di diventare sempre più bravo, di tirar fuori stili sempre migliori per diventare io il migliore (o almeno provarci) studiando, sì, gli stili degli altri, ma per tirarne fuori qualcosa di nuovo.
Son cresciuto pensando che un biter (chi copia) sia la cosa peggiore, peggio di un toy (uno inesperto), perché l' originalità è importante.
Ora mi rendo conto che questi concetti, sia nel writing che nel rap soprattutto, vengono meno e me ne dispiaccio.
Vedo stili di graffiti troppo simili o troppo deja-vu, sento gente che fa rime già sentite, rappers che suonano tutti troppo uguali.
Me ne dolgo, ma questa è la situazione che vedo ora in Italia.
In America (o, come direbbe IceCube, in AmeriKKKa, facendo riferimento al potere bianco che ricorda il KuKluxKlan) tutto iniziò negli anni '70.
I djs che facevano ballare la gente nei locali e nei block-parties cercavano di fare musica nuova mischiando pezzi di diverse canzoni (breaks/breakbeats) e creando delle canzoni completamente nuove sulle quali l' MC (quello che fa il rap), acronimo/abbreviazione di Master of Ceremony, parlava in rima per aizzare la folla al ballo.
Una specie di vocalist d' altri tempi, se vogliamo dirlo.
Così nasce il rap, nasce il djing, nasce la breakdance, con le sue evoluzioni pensate per questi ritmi e con una grossa strizzata d' occhio ai ballerini northern soul.
Contemporaneamente si svilupparono anche i graffiti: nati prima come un semplice modo di delineare il territorio o marcare il proprio passaggio da parte delle bande giovanili, i graffiti diventano un modo per farsi vedere, per dire: "Hey, io ci sono!".
E' in base a questo principio che si cominciò a dipingere anche la metropolitana: l' opera così usciva dal proprio quartiere e viaggiava per la città.
Anche un nessuno poteva ambire alla fama, a sconvolgere la vista di chi stava fuori del quartiere.
L' hip-hop forniva perciò a buon mercato i mezzi per emergere ad ogni giovane volenteroso e talentuoso.
E' questo che ne ha permesso uno sviluppo tal in un tempo relativamente breve.
Anche se in Italia (ma il discorso vale anche per l' 80% del resto del mondo) non abbiamo i ghetti americani, la cosa è attecchita anche qui, perché l' hip-hop è un mezzo per il proprio sviluppo, per l' autoaffermazione, per l' incremento della propria cultura.
DJs e breakers cercano continuamente nelle bancarelle dischi impolverati, vecchi dischi funk per ballare o da campionare, facendosi una cultura musicale mica da ridere.
I graffitisti/writers viaggiano, si scambiano visite con writers di altre città/nazioni (io dipingo da te, tu dipingi da me), studiando e migliorando.
I rappers approfondiscono la lingua, ci lavorano sopra, diventano macchine calcolatrici di vocaboli.
Naturalmente quel che distingue un bravo praticante delle discipline da una povera vittima della moda è la testa, la maniera con cui ti rapporti all' hip-hop.
Le città son piene di tags (le firme) e la gente è incazzata nera perché c' è una marea di gente che prima di preoccuparsi di saper fare, si cerca un nome figo (o presunto tale) e si prodiga solo a tappezzare la città con quello.
Anche nell' hip-hop ci sono i posers, ebbene sì.
Personalmente, come graffitista/writer, mi son sempre preoccupato del fatto di avere una responsabilità, se non altro, verso quelli che sarebbero venuti dopo di me.
Ho così cercato di dipingere dove meno persone si sarebbero arrabbiate (no edifici privati, no monumenti, no tags) ed ho provato, pur non limitandomi nella costruzione del lettering, a fare in modo che i miei graffiti risultassero meglio accetti anche alla "massa", scegliendo certe colorazioni più "ruffiane" rispetto ad altre, per esempio.
Ho sperato di far cambiare idea alla gente rispetto ai graffiti ma purtroppo vedo che le nuove leve gettano il mio lavoro alle ortiche...

+
 
Top
Tibor90
view post Posted on 17/9/2008, 16:50




Interessante...solo ora ho letto la discussione.
Peccato che qui dove abito io non esiste gente del genere...
 
Top
Sophie Hunter
view post Posted on 28/9/2008, 12:56




Io è da qualche tempo che mi sono interessato all'hip hop, ero solo un bambino quando ho iniziato, purtroppo la mia è rimasta solo una voglia, perchè negli anni non ho mai avuto la voglia di andare in giro a taggare, così lo faccio su foglio, e modestamente, i miei pasticci mi sembrano molto meglio di alcune cagate che vedo in giro...
 
Top
DigitHAL9000
view post Posted on 2/10/2008, 12:02




E' possibilissimo.
Va detto però anche che dal foglio al muro ce ne passa di acqua sotto i ponti: ci vuole tempo e pratica per imparare a maneggiare decentemente uno spray.

+
 
Top
RC è morta
view post Posted on 10/10/2008, 23:27




Magari tutti fossero rispettosi come te nel fare writing.. la maggior parte qui dalle mie parti si limita solo ad "imbrattare" ciò che capita, siano muri di case, ville antiche o vagoni ferroviari; e nonostante tutto nel corso degli anni mi è capitato di vedere anche degli ottimi lavori.

Per rispondere a Sophie Hunter:
Concordo sul fatto che ci sia un abisso tra foglio e muro, lo dico per brevissima esperienza personale (anche se io mi dedicavo allo stencil, ed ero quindi molto più facilitato).
 
Top
4 replies since 5/9/2008, 15:26   116 views
  Share