Leonardo Da Vinci

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Necrotic_Whispers
view post Posted on 26/8/2009, 16:08




Leonardo di ser Piero da Vinci (Vinci, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519) è stato un artista, scienziato e pittore italiano. Uomo d'ingegno e talento universale del Rinascimento italiano, incarnò in pieno lo spirito universalista della sua epoca, portandolo alle maggiori forme di espressione nei più disparati campi dell'arte e della conoscenza. Fu pittore, scultore, architetto, ingegnere, anatomista, letterato, musicista e inventore, ed è considerato uno dei più grandi geni dell'umanità.

Leonardo fu figlio naturale di Caterina e del notaio ser Piero da Vinci, di cui non è noto il casato; il nonno paterno Antonio, anch'egli notaio, scrisse in un suo registro: «Nacque un mio nipote, figliolo di ser Piero mio figliolo a dì 15 aprile in sabato a ore 3 di notte [ attuali 22.30 ]. Ebbe nome Lionardo. Battizzollo prete Piero di Bartolomeo da Vinci, in presenza di Papino di Nanni, Meo di Tonino, Pier di Malvolto, Nanni di Venzo, Arigo di Giovanni Tedesco, monna Lisa di Domenico di Brettone, monna Antonia di Giuliano, monna Niccolosa del Barna, monna Maria, figliuola di Nanni di Venzo, monna Pippa di Previcone».Nel registro non è indicato il luogo di nascita di Leonardo, che si ritiene comunemente essere la casa che la famiglia di ser Piero possedeva, insieme con un podere, ad Anchiano, dove la madre di Leonardo andrà ad abitare.

Quello stesso anno il padre Piero si sposò con Albiera Amadori, dalla quale non avrà figli e Leonardo fu allevato molto presto, ma non sappiamo esattamente quando, nella casa paterna di Vinci, come attestano le note dell'anno 1457 del catasto di Vinci, ove si riporta che il detto Antonio aveva 85 anni e abitava nel popolo di Santa Croce, marito di Lucia, di anni 64, e aveva per figli Francesco e Piero, d'anni 30, sposato ad Albiera, ventunenne, e con loro convivente era «Lionardo figliuolo di detto ser Piero non legiptimo nato di lui e della Chataria al presente donna d'Achattabriga di Piero del Vacca da Vinci, d'anni 5».

Nel 1462, a dire del Vasari, il piccolo Leonardo era a Firenze con il padre Piero che avrebbe mostrato all'amico Andrea del Verrocchio alcuni disegni di tale fattura che avrebbero convinto il maestro a prendere Leonardo nella sua bottega già frequentata da futuri artisti del calibro di Botticelli, Ghirlandaio, Perugino e Lorenzo di Credi; in realtà, l'ingresso di Leonardo nella bottega del Verrocchio fu posteriore.

La matrigna Albiera morì molto presto e il nonno Antonio morì novantaseienne nel 1468: negli atti catastali di Vinci Leonardo, che ha 17 anni, risulta essere suo erede insieme con la nonna Lucia, il padre Piero, la nuova matrigna Francesca Lanfredini, e gli zii Francesco e Alessandra. L'anno dopo la famiglia del padre, divenuto notaio della Signoria fiorentina, insieme con quella del fratello Francesco, che era iscritto nell'Arte della seta, risulta domiciliata in una casa fiorentina, abbattuta già nel Cinquecento, nell'attuale via dei Gondi. Nel 1469 o 1470 Leonardo fu apprendista nella bottega di Verrocchio.

Nella Compagnia dei pittori fiorentini di San Luca Leonardo fu menzionato per la prima volta nel 1472: «Lyonardo di ser Piero da Vinci dipintore de' dare per tutto giugnio 1472 sol. sei per la gratia fatta di ogni suo debito avessi coll'Arte per insino a dì primo di luglio 1472 [...] e de' dare per tutto novembre 1472 sol. 5 per la sua posta fatta a dì 18 octobre 1472»

Il 5 agosto 1473 Leonardo data la sua prima opera certa, il disegno con una veduta a volo d'uccello della valle dell'Arno, oggi agli Uffizi.

Proviene dalla bottega del Verrocchio la contemporanea Annunciazione degli Uffizi, ma sulla sua paternità – se pure può considerarsi di unica mano – la critica si è divisa fra i nomi degli allievi Leonardo e Domenico Ghirlandaio. Ma l'Angelo annunciante appare prossimo alla fattura dell'angelo del Battesimo ed esistono due disegni certi di Leonardo, uno Studio di braccio alla Christ Church di Oxford e uno Studio di drappeggio al Louvre che fanno preciso riferimento, rispettivamente, all'arcangelo e alla Vergine: se vi è nel dipinto semplificazione e convenzionalità di composizione, queste possono ben essere attribuite alla relativa inesperienza e alla necessità di concludere, esigenza lontana dal suo spirito, un'opera della quale non poteva attribuirsi la piena responsabilità.

Dal 1474 al 1478 risalgono il Ritratto di donna di Washington, identificata con Ginevra Benci - così si spiega il ginepro dipinto alle sue spalle - nata nel 1457 e andata sposa il 15 gennaio 1474 a Luigi di Bernardo di Lapo Nicolini, e la Madonna Benois di San Pietroburgo, opera che il Bocchi, nel 1591, menzionava nella casa fiorentina di Matteo e Giovanni Botti, «tavoletta colorita a olio di mano di Leonardo da Vinci, di eccessiva bellezza, dove è dipinta una Madonna con sommo artifizio et con estrema diligenza; la figura di Cristo, che è bambino, è bella a maraviglia: si vede in quello un alzar del volto singolare et mirabile lavorato nella difficultà dell'attitudine con felice agevolezza», descrizione che potrebbe riferirsi anche alla Madonna del garofano di Monaco di Baviera, che per l'originalità compositiva e la ricerca del rilievo appare svincolata da ogni influsso della bottega del Verrocchio.

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L'8 aprile 1476 venne presentata una denuncia anonima contro diverse persone, tra le quali Leonardo, per sodomia consumata verso il diciassettenne Jacopo Saltarelli. Anche se nella Firenze dell'epoca c'era una certa tolleranza verso l'omosessualità, la pena prevista in questi casi era severissima, addirittura il rogo. Oltre a Leonardo, tra gli altri inquisiti vi erano Bartolomeo di Pasquino e soprattutto Leonardo Tornabuoni, giovane rampollo della potentissima famiglia fiorentina dei Tornabuoni, imparentata con i Medici. Secondo certi studiosi fu proprio il coinvolgimento di quest'ultimo che avrebbe giocato a favore degli accusati. Il 7 giugno, l'accusa venne archiviata e gli imputati furono tutti assolti "cum conditione ut retumburentur", salvo che non vi siano altre denunce in merito.

Ormai pittore indipendente, il 10 gennaio 1478 ricevette il primo incarico pubblico, una pala per la cappella di San Bernardo nel palazzo della Signoria; incassò dai Priori 25 fiorini ma forse non iniziò nemmeno il lavoro, affidato allora nel 1483 a Domenico Ghirlandaio e poi a Filippino Lippi, che lo completò nel 1485; quello stesso anno scrive di aver cominciato due dipinti della Vergine, uno dei quali si pensa possa essere la Madonna Benois.


A Milano (1482–1500)


Fra la primavera e l'estate del 1482 Leonardo si trovava a Milano, una delle poche città in Europa a superare i centomila abitanti, al centro di una regione popolosa e produttiva. Egli decise di recarsi a Milano perché si rese conto che le potenti signorie avevano sempre più bisogno di nuove armi per le guerre interne, e riteneva i suoi progetti in materia degni di nota da parte del ducato di Milano, già alleato coi Medici.

«Aveva trent'anni» – scrive l'Anonimo – «che dal detto Magnifico Lorenzo fu mandato al duca di Milano a presentarli insieme con Atalante Migliorati una lira, che unico era in suonare tale strumento». È a Milano che Leonardo scrisse la cosiddetta lettera d'impiego [5] a Ludovico il Moro, descrivendo innanzitutto i suoi progetti di apparati militari, di opere idrauliche, di architettura, e solo alla fine, di pittura e scultura, tra cui il progetto di un cavallo di bronzo per un monumento a Francesco Sforza.

Il 25 aprile 1483, con i fratelli pittori Evangelista e Giovanni Ambrogio De Predis, da una parte, e Bartolomeo Scorione, priore della Confraternita milanese dell'Immacolata Concezione, dall'altra, stipulò il contratto per una pala da collocare sull'altare della cappella della Confraternita nella chiesa di San Francesco Grande; è il primo documento, relativo alla Vergine delle rocce, che attesta la sua presenza a Milano, ospite dei fratelli De Predis a Porta Ticinese. Il contratto prevedeva tre dipinti, da finire entro l'8 dicembre, da collocarsi in una grande ancona per un compenso complessivo di 800 lire da pagarsi a rate fino al febbraio 1485. La tavola centrale avrebbe dovuto rappresentare una Madonna col Bambino con due profeti e angeli, le altre due, quattro angeli cantori e musicanti.

In una supplica a Ludovico il Moro, databile al 1493, dalla quale si evince che l'opera era stata compiuta almeno entro il 1490 – ma la critica la considera comunque finita entro il 1486 – Leonardo e Ambrogio De Predis (Evangelista morì alla fine del 1490 o all'inizio del 1491) chiedevano un conguaglio di 1200 lire, rifiutato dai frati. La lite giudiziaria si trascinò fino al 27 aprile 1506, quando i periti stabilirono che la tavola era incompiuta e, stabiliti due anni per terminare il lavoro, concessero un conguaglio di 200 lire; il 23 ottobre 1508 Ambrogio incassò l'ultima rata e Leonardo ratificò il pagamento.

Sembrerebbe che Leonardo, dato il mancato pagamento delle 1.200 lire da parte della Confraternita, avesse venduto per 400 lire la tavola, ora al Louvre, al re di Francia Luigi XII, mettendo a disposizione, durante la lite giudiziaria, una seconda versione de La Vergine delle Rocce, che rimase in San Francesco Grande fino allo scioglimento della Confraternita nel 1781 ed è ora conservata alla National Gallery di Londra, insieme con le due tavole del De Predis. Per completezza va detto che non per tutti l'esemplare di Londra e' di Leonardo, per alcuni, fra cui Carlo Pedretti, pur abbozzato dal maestro, fu condotto con l'ausilio degli allievi: che possa essere intervenuto Ambrogio de' Predis per completare l'opera e' plausibile.


Il 13 gennaio 1490 riprendevano i festeggiamenti per le nozze Sforza-Aragona, nei quali, scrisse il poeta Bernardo Bellincioni nel 1493, «si era fabricato, con il grande ingegno et arte di Maestro Leonardo da Vinci fiorentino, il paradiso con tutti li sette pianeti che giravano e li pianeti erano rappresentati da uomini»; il 21 giugno andò a Pavia insieme con Francesco di Giorgio Martini, su richiesta dei fabbricieri del Duomo. Intorno all'ultimo decennio del secolo risalgono gli importanti dipinti a cavalletto della Madonna Litta di San Pietroburgo, del Ritratto di musico (Josquin des Prez o Franchino Gaffurio) alla Pinacoteca Ambrosiana, del Ritratto di donna, detto La Belle Ferronnière del Louvre e della Dama con l'ermellino (Ritratto di Cecilia Gallerani), di Cracovia.

Nel 1490 prese al suo servizio Gian Giacomo Caprotti, da Oreno, di dieci anni, detto Salai – diavolo, un soprannome tratto dal Morgante del Pulci - che Leonardo definirà "ladro, bugiardo, ostinato, ghiotto", [9] ma tratterà sempre con indulgenza. Curò i festeggiamenti per le nozze di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este e per quelle di Anna Maria Sforza e Alfonso I d'Este.

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Nel 1493, per un tratto al seguito del corteo che accompagna in Germania Bianca Maria Sforza, sposa dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo, si recò sul Lago di Como (dove studiò la celebre fonte intermittente presso la villa Pliniana, a Torno), visitò la Valsassina, la Valtellina e la Valchiavenna. Il 13 luglio sembra aver ricevuto la visita della madre Caterina; eseguì in creta la statua equestre per Francesco Sforza, la cui fusione fallì l'anno dopo.

Iniziò nel 1495 l'Ultima Cena, nel refettorio di Santa Maria delle Grazie e la decorazione dei camerini in Castello Sforzesco che interruppe nel 1496; a quest'anno, da una sua nota di spese per una sepoltura, si è dedotta la morte della madre.

Il novelliere Matteo Bandello, che ben conosce Leonardo, scrisse di averlo spesso visto «la matina a buon'hora a montar su'l ponte, perché il Cenacolo è alquanto da terra alto; soleva dal nascente Sole sino all'imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare et il bere, di continovo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì, che non v'averebbe messo mano, e tuttavia dimorava talhora una o due ore al giorno e solamente contemplava, considerava et essaminando tra sé, le sue figure giudicava. L'ho anche veduto (secondo che il capriccio o ghiribizzo lo toccava) partirsi da mezzogiorno, quando il Sole è in Leone, da Corte vecchia» - sul luogo dell'attuale Palazzo Reale - «ove quel stupendo Cavallo di terra componeva, e venirsene dritto a le Gratie: et asceso sul ponte pigliar il pennello, et una o due pennellate dar ad una di quelle figure e di subito partirse et andare altrove».

A Milano Leonardo trascorse il periodo più lungo della sua vita, quasi 20 anni. Sebbene all'inizio della sua permanenza egli debba aver incontrato diverse difficoltà con la lingua parlata dal popolo (ai tempi la lingua italiana quale "toscano medio" non esisteva, tutti parlavano solo il proprio dialetto), gli esperti ritrovano nei suoi scritti risalenti alla fine di questo periodo addirittura dei "lombardismi".

Il ritorno a Firenze (1501–1508)


Del 2 ottobre 1498 è l'atto notarile col quale Ludovico il Moro gli donò una vigna tra i monasteri di Santa Maria delle Grazie e San Vittore. Nel marzo 1499 si sarebbe recato a Genova insieme con Ludovico, sul quale si addensava la tempesta della guerra che egli stesso aveva contribuito a provocare; mentre il Moro era a Innsbruck, cercando invano di farsi alleato l'imperatore Massimiliano, Luigi XII conquistò Milano il 6 ottobre 1499. Il 14 dicembre Leonardo fece depositare 600 fiorini nello Spedale di Santa Maria Nuova a Firenze e abbandonò Milano con Salai e il matematico Luca Pacioli, soggiornando prima a Vaprio d'Adda, presso Bergamo, nella villa di Francesco Melzi poi, passando per Mantova, ospite di Isabella d'Este, della quale eseguì due ritratti a carboncino, giunse a Venezia nel marzo 1500.

Nell'aprile 1501 fu a Firenze, ospite dei frati Serviti nella Santissima Annunziata; qui disegnò il primo cartone della Sant'Anna, la Madonna, il Bambino e san Giovannino, ora a Londra; in due lettere, Isabella d'Este chiese al carmelitano Pietro di Nuvolaria un ritratto da Leonardo o, in subordine, «un quadretto de la Madonna devoto e dolce como è il suo naturale», ma il frate le rispose che «li suoi isperimenti matematici l'hanno distratto tanto dal dipingere che non può patire il pennello».


In questo periodo probabilmente dipinse la Gioconda. Portata con sé in Francia, fu vista ancora nel Castello di Cloux, residenza di Leonardo, e descritta da Antonio de Beatis, il 10 ottobre 1517, come «certa donna Fiorentina, facta di naturale ad istantia di quondam magnifico Juliano de' Medici», mentre Cassiano del Pozzo a Fontainebleau, nel 1625, scrive di «un ritratto della grandezza del vero, in tavola, incorniciato di noce intagliato, a mezza figura ed è ritratto di tal Gioconda. Questa è la più completa opera che di questo autore si veda, perché dalla parola in poi altro non gli manca».

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Identificata tradizionalmente come Lisa Gherardini, nata nel 1479, moglie di Francesco Bartolomeo del Giocondo, il dipinto, considerato il ritratto più famoso del mondo, non è tanto o soltanto un ritratto. Come il paesaggio che le sta alle spalle non è soltanto un paesaggio, reale o fantastico, ma è la natura, nel suo aspetto solido, liquido, atmosferico, così la figura è l'elemento umano della natura, è natura umanizzata: la straordinarietà del dipinto non sta nella bellezza individuale della donna ritratta - che infatti non è particolarmente bella in sé - ma nell'aver individuato nella figura umana la realizzazione dello sviluppo della natura, che da quella non si distingue ma si dà come parte preminente di essa. Il famoso sorriso può così semplicemente intendersi come consapevolezza di sé, in quanto essere naturale in armonia ed equilibrio in una realtà che ha la sua stessa sostanza.

Il 9 luglio 1504 morì il padre Piero; Leonardo annotò più volte la circostanza, in apparente agitazione: «Mercoledì a ore 7 morì Ser Piero da Vinci, a dì 9 luglio 1504, mercoledì vicino alle ore 7» e ancora, «Addì 9 di luglio 1504 in mercoledì a ore 7 morì Piero da Vinci notaio al Palagio del Podestà, mio padre, a ore 7. Era d'età d'anni 80. Lasciò 10 figlioli maschi e due femmine». Il padre non lo fece erede e, contro i fratelli che gli opponevano l'illegittimità della sua nascita, Leonardo chiese invano il riconoscimento delle sue ragioni: dopo la causa giudiziale da lui promossa, solo il 30 aprile 1506 avvenne la liquidazione dell'eredità di Piero da Vinci, dalla quale Leonardo fu escluso.

Fece parte della commissione che doveva decidere dove collocare il David di Michelangelo e ricevette pagamenti dalla Repubblica fiorentina per la Battaglia di Anghiari fino al febbraio 1505: preparato il cartone, sulla scorta delle notizie ricavate dalla Historia naturalis di Plinio il Vecchio, tentò un encausto; preparò il muro a stucco della Sala di Palazzo Vecchio ove riprodurre l'opera, ma il fuoco acceso, che doveva fissare la sua Battaglia, non fu sufficiente e i colori colarono sulla parete. Perduto il cartone, le ultime tracce dell'opera furono probabilmente coperte nel 1557 dagli affreschi del Vasari.

Gli ultimi anni (1509–1519)

Ritornò a Milano – dove era già stato dal giugno all'ottobre 1506 e dal gennaio al settembre 1507, occupandosi fra l'altro del progetto di una statua equestre in onore di Gian Giacomo Trivulzio – nel settembre 1508 abitando nei pressi di San Babila; ottenne per quasi un anno una provvigione di 390 soldi e 200 franchi dal re di Francia. Il 28 aprile 1509 scrisse di aver risolto il problema della quadratura dell'angolo curvilineo e l'anno dopo andò a studiare anatomia con Marcantonio della Torre, giovanissimo professore dell'università di Pavia, allo scopo, scrisse, di dare «la vera notizia della figura umana, la quale è impossibile che gli antichi e i moderni scrittori ne potessero mai dare vera notizia, sanza un'immensa e tediosa e confusa lunghezza di scrittura e di tempo; ma, per questo brevissimo modo di figurarla» - ossia rappresentandola direttamente con disegni, «se ne darà piena e vera notizia. E acciò che tal benefizio ch'io do agli uomini non vada perduto, io insegno il modo di ristamparlo con ordine».

Il 24 settembre 1514 partì per Roma insieme con Francesco Melzi e Salai;essendo intimo amico di Giuliano de' Medici, fratello del papa Leone X, ottenne di alloggiare negli appartamenti del Belvedere al Vaticano. Non ottenne commissioni pubbliche e se pure ebbe modo di rivedere Bramante e Giuliano di Sangallo, che si stavano occupando della fabbrica di San Pietro, Raffaello, che affrescava gli appartamenti papali, e forse anche Michelangelo, dal quale lo divideva un'antica inimicizia, attese solo ai suoi studi di meccanica, di ottica e di geometria e cercò fossili sul vicino Monte Mario,ma si lamentò con Giuliano che gli venissero impediti i suoi studi di anatomia nell'Ospedale di Santo Spirito.

Si occupò del prosciugamento delle Paludi pontine, i cui lavori erano stati appaltati da Giuliano de' Medici - e il suo progetto venne approvato da Leone X il 14 dicembre 1514, ma non fu eseguito per la morte tanto di Giuliano che del papa di lì a pochi anni - e della sistemazione del porto di Civitavecchia.

A Roma cominciò anche a lavorare a un vecchio progetto, quello degli specchi ustori che dovevano servire a convogliare i raggi del sole per riscaldare una cisterna d'acqua, utile alla propulsione delle macchine. Il progetto però incontrò diverse difficoltà soprattutto perché Leonardo non andava d'accordo con i suoi lavoranti tedeschi, specialisti in specchi, che erano stati fatti arrivare apposta dalla Germania. Contemporaneamente erano ripresi i suoi studi di anatomia, già iniziati a Firenze e Milano, ma questa volta le cose si complicarono: una lettera anonima, inviata probabilmente per vendetta dai due lavoranti tedeschi, lo accusò di stregoneria. In assenza della protezione di Giuliano de' Medici e di fronte ad una situazione fattasi pesante, Leonardo si trovò costretto, ancora una volta, ad andarsene. Questa volta aveva deciso di lasciare l'Italia. Era anziano, aveva bisogno di tranquillità e di qualcuno che lo apprezzasse e lo aiutasse.

L'ultima notizia del suo periodo romano data all'agosto 1516, quando misurava le dimensioni della Basilica di San Paolo; nel 1517 Francesco I di Francia lo invitò nel suo paese, dove in maggio, insieme con Francesco Melzi e il servitore Battista de Vilanis, alloggiò nel castello di Clos-Lucé, vicino ad Amboise, onorato del titolo di premier peintre, architecte, et mecanicien du roi e di una pensione di 5000 scudi.

Il 23 aprile 1519 redasse il testamento davanti al notaio Guglielmo Boreau: dispose di voler essere sepolto nella chiesa di San Fiorentino; a Francesco Melzi, esecutore testamentario, lasciò «li libri et altri Instrumenti et Portracti circa l'arte sua et industria de Pictori»; al servitore De Vilanis e a Salai la metà per ciascuno di «uno iardino che ha fora de le mura de Milano nel quale iardino il prefato Salay ha edificata et constructa una casa»; alla fantesca Maturina dei panni e due ducati; ai fratelli, 400 scudi depositati a Firenze e un podere a Fiesole.

L'uomo che aveva passato tutta la vita «vago di vedere la gran copia delle varie e strane forme fatte dalla artifiziosa natura», da lui assimilata a una gran caverna, nella quale, «stupefatto e ignorante» per la grande oscurità, aveva guardato con «paura e desiderio: paura per la minacciante e scura spilonca, desiderio per vedere se là entro fusse alcuna miracolosa cosa», moriva il 2 maggio 1519. Il 12 agosto «fu inumato nel chiostro di questa chiesa [ Saint-Florentin ad Amboise ] M. Lionard de Vincy, nobile milanese e primo pittore e ingegnere e architetto del Re, meschanischien di Stato e già direttore di pittura del duca di Milano». Cinquant'anni dopo, violata la tomba, le sue spoglie andarono disperse nei disordini delle lotte religiose fra cattolici e ugonotti.

Trent'anni prima aveva scritto:

Sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire

Forse per nessun altro quelle parole furono e saranno mai più adeguate.



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Edited by Necrotic_Whispers - 2/12/2009, 13:40
 
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mc gyver
view post Posted on 6/10/2009, 12:41




semplicemente il migliore, nelle sue opere si avverte proprio quel senso di calma, un qualcosa di superiore e celestiale, un'armonia pacata e graziosa, è l'unico che è riuscito a trasmettere queste cose nella pittura, e se poi ci mettiamo tutti i contributi che ha dato al mondo e alla tecnologia, beh, è il migliore !
 
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babau 02
view post Posted on 6/10/2009, 13:25




Leonardo era un genio.
ha fatto un aereo. che NON volava.
anche io ne ho fatto uno così. che non vola.
il mio va sott' acqua. sulla carta.
ma poi la carta si bagna ed è un disastro.
 
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Fireya
view post Posted on 6/10/2009, 14:13




Ha fato un aereo che non volava in un epoca in cui l'aereo non se lo sognavano ancora nella più remota fantasia.
 
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Crypt0
view post Posted on 6/10/2009, 14:41




Non ha semplicemente progettato un'aereo che NON vola ...
Ha dato il via agli studi che hanno permesso al genere umano di dominare i cieli ... come al solito i giudizi affrettati e categorici mancano di lungimiranza
 
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babau 02
view post Posted on 6/10/2009, 16:05




oh, ma non vi sfugge nulla.... come siete bravi... in tutto, meno che nel capire le battute.
leo ERA un genio, castrato dai limiti dell' epoca ed era anche un pittorucolo più che decente.
diciamo che è IMMENSAMENTE sopravvalutato come artista, e immensamente sottostimato come inventore
 
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mc gyver
view post Posted on 6/10/2009, 17:56




prendi il Giudizio Universale del Capresino Michele Angelo, guardalo bene, e guarda anche la Vergine delle rocce, bene, quest'ultima ha davvero una potenza mistica, per carità anche il primo è micidiale, ma, oddio dai sono pari !
 
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der_adler
view post Posted on 6/10/2009, 18:40




QUOTE (Fireya @ 6/10/2009, 15:13)
Ha fato un aereo che non volava in un epoca in cui l'aereo non se lo sognavano ancora nella più remota fantasia.

e pure un elicottero. noi siamo arrivati negli anni '50 con gli elicotteri
 
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mc gyver
view post Posted on 6/10/2009, 20:00




CITAZIONE (der_adler @ 6/10/2009, 19:40)
CITAZIONE (Fireya @ 6/10/2009, 15:13)
Ha fato un aereo che non volava in un epoca in cui l'aereo non se lo sognavano ancora nella più remota fantasia.

e pure un elicottero. noi siamo arrivati negli anni '50 con gli elicotteri

e siccome anche lui ci teneva alla sicurezza, anche il paracadute! [che è miticamente piramidale]
 
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der_adler
view post Posted on 6/10/2009, 20:05




e se non sbaglio anche l'antenato del carro armato

non era la sua epoca quella...
 
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Necrotic_Whispers
view post Posted on 17/10/2009, 01:01




CITAZIONE (der_adler @ 6/10/2009, 21:05)
e se non sbaglio anche l'antenato del carro armato

non era la sua epoca quella...

Ah..beh,dipende dai punti di vista..infondo è considerato il più grande genio dell'umanità proprio perchè ha inventato cose impossibili in un epoca estremamente lontana dalle sue invenzioni.
Chissà..se fosse vissuto ai tempi nostri avrebbe creato l'antenato del teletrasporto magari xD
 
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der_adler
view post Posted on 17/10/2009, 12:27




o semplicemente la gente era troppo stupida, anche se poteva essere pronta, per comprendere quanto inventato da leonardo.
 
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11 replies since 26/8/2009, 16:08   645 views
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