Dante Alighieri

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Necrotic_Whispers
view post Posted on 21/10/2009, 20:28




SPOILER (click to view)
Dante Alighieri (Firenze, tra il 14 maggio ed il 13 giugno 1265 – Ravenna, 14 settembre 1321) fu un poeta, scrittore e politico italiano. Considerato il padre della lingua italiana, è l'autore della celebre Commedia.

È chiamato in italiano il Sommo Poeta o, per antonomasia, semplicemente il Poeta.


BIOGRAFIA


La data di nascita di Dante è sconosciuta, anche se in genere viene indicata attorno al 1265, sulla base di alcune allusioni autobiografiche,Alcuni versi del Paradiso ci dicono poi che egli nacque sotto il segno dei Gemelli, quindi in un periodo compreso fra il 21 maggio e il 21 giugno.

Tuttavia secondo riferimenti indiretti è possibile risalire alla data di nascita di Dante nel periodo compreso tra il 14 maggio e il 13 giugno del 1265. Comunque se sconosciuto è il giorno della sua nascita, certo invece è quello del battesimo: il 26 marzo 1266, sabato santo. Quel giorno vennero portati al sacro fonte tutti i nati dell'anno per una solenne cerimonia collettiva. Dante venne battezzato con il nome di Durante, poi sincopato in Dante, in ricordo di un parente ghibellino.

Boccaccio racconta che la sua nascita fu preannunciata da lusinghieri auspici. La madre di Dante infatti, poco prima di darlo alla luce, ebbe una visione: sognò di trovarsi sotto un alloro altissimo, in mezzo a un vasto prato con una sorgente zampillante insieme al piccolo Dante appena partorito, e di vedere il bimbo tendere la piccola mano verso le fronde, mangiare le bacche e trasformarsi in un magnifico pavone.

Dante nacque nell'importante famiglia fiorentina degli Alighieri, legata alla corrente dei Guelfi, un'alleanza politica coinvolta in una complessa opposizione ai Ghibellini; gli stessi Guelfi si divisero poi in "Guelfi bianchi" e "Guelfi neri".

Suo padre, Aleghiero o Alaghiero di Bellincione, svolgeva la non gloriosa professione di compsor, cambiavalute, con la quale riuscì a procurare un dignitoso decoro alla numerosa famiglia. Era un Guelfo ma senza ambizioni politiche: per questo i Ghibellini, dopo la battaglia di Montaperti non lo esiliarono come altri guelfi, giudicandolo un avversario non pericoloso.

La madre di Dante era Bella degli Abati: Bella era diminutivo di Gabriella, Abati era il nome di un'importante famiglia ghibellina. Di lei si sa poco. Dante ne tacerà sempre.Morì quando Dante aveva cinque o sei anni ed Alaghiero presto si risposò con Lapa di Chiarissimo Cialuffi che mise al mondo Francesco e Tana (Gaetana) e forse anche - ma potrebbe essere stata anche figlia di Bella degli Abati - un'altra figlia ricordata dal Boccaccio come moglie del banditore fiorentino Leone Poggi e madre del suo amico Andrea Poggi.

Quando Dante aveva dodici anni, nel 1277, fu concordato il suo matrimonio con Gemma, figlia di Messer Manetto Donati, che successivamente sposò all'età di vent'anni. Contrarre matrimoni in età così precoce era abbastanza comune a quell'epoca ed era una cerimonia importante, che richiedeva atti formali sottoscritti davanti ad un notaio. La famiglia a cui Gemma apparteneva - i Donati - era una delle più importanti nella Firenze tardo-medievale e in seguito divenne il punto di riferimento per lo schieramento politico opposto a quello del poeta, i guelfi neri.

Da Gemma Dante ebbe tre figli: Jacopo, Pietro e Antonia. Antonia divenne monaca con il nome di Sorella Beatrice.
A Firenze ebbe una carriera politica di discreta importanza: dopo l'entrata in vigore dei regolamenti di Giano della Bella (1295), che escludevano l'antica nobiltà dalla politica permettendo ai ceti intermedi di ottenere ruoli nella Repubblica, purché iscritti a un'Arte, Dante si immatricolò all'Arte dei Medici e Speziali.

Nonostante l'appartenenza al partito guelfo, egli cercò sempre di osteggiare le ingerenze del suo acerrimo nemico papa Bonifacio VIII. Con l'arrivo del cardinale Matteo d'Acquasparta, inviato come paciere, almeno nominale (in realtà spedito dal papa per ridimensionare la potenza della parte dei Guelfi Bianchi, in quel periodo in piena ascesa sui Neri), Dante cercò, con successo, di ostacolare il suo operato ed era in carica durante il difficile momento in cui il cardinale mosse un esercito da Lucca contro Firenze, venendo però bloccato ai confini dello stato fiorentino.

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Quale membro del Consiglio dei Cento ( Nella pratica il Consiglio dei Cento si occupava dell'amministrazione del denaro pubblico),fu tra i promotori del discusso provvedimento che spedì ai due estremi della Toscana i capi e le "teste calde" delle due fazioni. Questo non solo fu una disposizione inutile (presto essi tornarono alla spicciolata) ma fece rischiare un colpo di stato da parte dei Neri, che stavano per approfittare della situazione quando i Bianchi erano senza leader, ritardando oltre misura l'inizio del loro esilio. Inoltre il provvedimento attirò sui responsabili, Dante compreso, sia l'odio della parte nemica sia la diffidenza degli "amici", e da lui stesso fu definito come l'inizio della sua rovina.

Con l'invio di Carlo di Valois a Firenze, mandato dal Papa come teorico paciere (ma conquistatore di fatto), la Repubblica spedì a Roma un'ambasceria con Dante stesso, accompagnato da Maso Minerbetti e dal Corazza da Signa.

Dante si trovava quindi a Roma, trattenuto oltre misura proprio da Bonifacio, quando Carlo di Valois, al primo pretesto, mise a ferro e fuoco Firenze con un colpo di mano. Il 9 novembre 1301 Cante Gabrielli da Gubbio fu nominato Podestà di Firenze, dando inizio ad una politica di sistematica persecuzione degli elementi ostili al Papa, che si risolse nell'uccisione o nell'esilio di tutti i Guelfi Bianchi;Dante venne esiliato da Firenze in questa occasione.

Durante l'esilio, Dante fu ospite di diverse corti e famiglie dell'Italia centro-settentrionale,In particolare, falliti i tentati colpi di mano del 1302, in qualità di capitano dell'esercito degli esuli organizzò, insieme a Scarpetta degli Ordelaffi, capo del partito ghibellino e signore di Forlì, un nuovo tentativo di rientrare a Firenze. L'impresa, però, fu sfortunata: il podestà di Firenze, un altro forlivese (nemico degli Ordelaffi), Fulcieri da Calboli, riuscì ad avere la meglio nella battaglia di Castel Puliciano.

Dopo questo, Dante, deluso, anche se tornò a Forlì ancora nel 1310-1311 e nel 1316 (data incerta, quest'ultima), decise di fare "parte per se stesso" e di non contare più sull'appoggio dei ghibellini per rientrare nella sua città.

Morì il 14 settembre 1321 a Ravenna, città nella quale aveva trovato rifugio presso la corte del signore Guido Novello da Polenta, quando, passando dalle paludose Valli di Comacchio, contrasse la malaria, di ritorno da un'ambasceria a Venezia, allora in attrito con Ravenna ed in alleanza con Forlì: gli storici pensano che sia stato scelto Dante per quella missione in quanto amico degli Ordelaffi, signori di Forlì, e quindi in grado di trovare più facilmente una via per comporre le divergenze. I funerali, in pompa magna, vennero officiati nella Chiesa di San Francesco a Ravenna. Le sue ossa riposano oggi nella cappella fatta appositamente edificare, sotto un piccolo altare che porta l'epigrafe in versi latini dettati da Bernardo da Canaccio nel 1366 :

I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte (gli inferi) visitando cantai finché volsero i miei destini mortali. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, ed ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla patria terra, cui generò Firenze, madre di poco amore.

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LA COMMEDIA

La Commedia o Divina Commedia è un poema del fiorentino Dante Alighieri, scritto in lingua volgare toscana.Composta secondo la critica tra il 1304 e il 1321, la Commedia è una delle più importanti testimonianze letterarie della civiltà medievale e una delle più grandi opere della letteratura universale, conosciuta e studiata in tutto il mondo. L'opera ebbe immediatamente uno straordinario successo. Il testo, del quale non si possiede l'autografo, fu infatti copiato dai primissimi anni della diffusione dell'opera e fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti.

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto proemiale). Il poeta narra di un viaggio attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità.

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende ad una rappresentazione ampia e drammatica della realtà.

Inferno

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La vera e propria descrizione dell'Inferno ha inizio nel Canto III (nel precedente Dante muove semplicemente dei dubbi alla sua guida riguardo il viaggio che stanno per compiere); i due viaggiatori Dante e Virgilio giungono alla sua porta già nei primi, celeberrimi, versi di questo Canto. Sotto la città di Gerusalemme, infatti, si apre l'ingresso al primo regno, sul quale si possono leggere alcuni versi di ammonimento, riassunti nell'ultimo verso: "Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate". Oltrepassato uno scuro corridoio, i poeti si ritrovano sulle rive dell'Acheronte, il primo fiume infernale, per il quale le anime devono passare per raggiungere l'Inferno vero e proprio e che vengono trasportate da Caronte. Qui, nel Vestibolo, oltre alle anime in attesa di essere portate dalla parte opposta, stanno gli ignavi, quelli che in vita non vollero prendere posizioni, e che sono rifiutati sia dall'Inferno che dal Paradiso.

Passato l'Acheronte, sulla barca del traghettatore Caronte, i due attraversano il primo cerchio, il Limbo, dove stanno le anime pure di coloro che non furono battezzati (come i bambini morti subito dopo la nascita), e si trovano anche - in un luogo a parte dominato da un "nobile castello" - gli "spiriti magni" dell'antichità (compreso Virgilio stesso); quindi Dante e il suo "maestro" entrano nell'Inferno vero e proprio. Alla porta di questo sta Minosse, che, da giudice giusto quale fu, decreta il cerchio dove le anime dannate dovranno scontare la loro pena; ad ogni cerchio, infatti, corrisponde un peccato, più grave se il numero è maggiore. Superato Minosse, i due si ritrovano nel secondo cerchio, dove sono puniti i lussuriosi tra cui spiccano le anime di Cleopatra ed Elena di Troia (celebri anche i versi su Paolo e Francesca) che raccontano la loro vita e Francesca la sua passione amorosa verso Paolo Malatesta, quindi i golosi, in eterna punizione che consiste nell'essere divorati da Cerbero e gli avari e i prodighi.

Superato poi lo Stige, nelle fangose acque del quale sono puniti iracondi e accidiosi, traghettati sulla riva opposta dalla barca di Flegiàs, creatura infernale, i due entrano (grazie anche all'intervento di un angelo e dopo numerosi tentativi di entrare) nella Città di Dite, dove sono puniti coloro "che l'anima col corpo morta fanno", cioè gli epicurei e gli eretici in generale: tra gli eretici incontrano Farinata degli Uberti, uno dei più famosi personaggi dell'Inferno dantesco. Superata la città, il poeta e la sua guida scendono uno scosceso burrone (l' alta ripa), oltre il quale incontrano il terzo fiume infernale, il Flegetonte, un fiume di sangue bollente; questo fa parte del primo dei tre gironi in cui è diviso il VII cerchio, quello in cui sono puniti i violenti tra cui degno di nota è il Minotauro ucciso da Teseo con l'aiuto di Arianna. All'interno del Flegetonte, scontano la loro pena i violenti verso il prossimo; oltre la sua sponda (che Dante e Virgilio raggiungono grazie all'aiuto del centauro Nesso), invece, trasformati in arbusti perennemente attaccati da delle arpie, stanno i violenti contro sé stessi, cioè i suicidi (dove troviamo Pier della Vigna) e gli scialacquatori; mentre nell'ultimo girone, in una landa infuocata, stanno i violenti contro Dio, la Natura e l'Arte, ossia i bestemmiatori, i sodomiti (tra cui Brunetto Latini) e gli usurai. A quest'ultimo girone Dante dedicherà, molti versi, dal Canto XIV al Canto XVII.

Superato il VII cerchio, Dante e Virgilio, discesa un burrato in groppa a Gerione, raggiungono l'VIII cerchio chiamato Malebolge, dove sono puniti i fraudolenti, il quale è diviso in dieci bolge, fossati a forma di cerchi concentrici, scavati nella roccia e digradanti verso il basso, alla base dei quali si apre il Pozzo dei Giganti. Superate le bolge (nelle quali sono puniti, in ordine, ruffiani, adulatori, simoniaci, indovini, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti - tra cui Ulisse e Diomede: il primo racconta come lui morì, ma Dante non avendo saputo la vera morte di Ulisse predetta da Tiresia inventa la sua amara fine avendo superato le Colonne d'Ercole, simbolo per Dante della ragione e dei limiti del mondo. Poi incontrano seminatori di discordie e falsari - tra cui il "folletto" Gianni Schicchi), i due accedono nel IX ed ultimo cerchio, dove sono puniti i traditori. Questo cerchio è invece diviso in quattro zone, coperte dalle acque gelate del Cocito; nella prima, chiamata Caina (da Caino, che uccise il fratello Abele), sono puniti i traditori dei parenti, nella seconda, la Antenorea (da Antenore, che consegnò il Palladio di Troia ai nemici greci), vi stanno i traditori della patria, nella terza, la Tolomea (dal re Tolomeo XIII, che al tempo di Cesare uccise il suo ospite Pompeo), si trovano i traditori degli ospiti, e infine nella quarta, la Giudecca (da Giuda Iscariota, che tradì Gesù), sono puniti i traditori dei benefattori. Da citare la presenza nell'Antenorea del Conte Ugolino che narra la sua morte, e dell' Arcivescovo Ruggieri. Ugolino appare nell'Inferno sia come un dannato che come un demone vendicatore, che affonda i denti per l'eternità nel capo dell' Arcivescovo Ruggieri.

Di quest'ultima zona vengono nominati solo tre peccatori, Cassio, Bruto e Giuda Iscariota, la cui pena è quella di essere maciullati dalle tre bocche di Lucifero, che qui ha la sua dimora. Scendendo lungo il suo corpo peloso, Dante e Virgilio raggiungono una grotta e scendono per alcune scale: Dante è stupito: non vede più la schiena di Lucifero ma Virgilio gli spiega che si trova nell'Emisfero Australe, la natural burella, che li condurrà alla spiaggia del Purgatorio, alla base della quale usciranno poco dopo "a riveder le stelle".

Purgatorio

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Usciti dall'Inferno attraverso la natural burella, Dante e Virgilio si ritrovano nell'emisfero australe terrestre (che si credeva interamente ricoperto d'acqua), dove, in mezzo al mare, s'innalza la montagna del Purgatorio, creata con la terra che servì a scavare il baratro dell'Inferno, quando Lucifero fu buttato fuori dal Paradiso dopo la rivolta contro Dio. Usciti dal cunicolo, i due giungono su una spiaggia, dove incontrano Catone Uticense, che svolge il compito di guardiano del Purgatorio. Dovendo cominciare a salire la ripida montagna, che si dimostra impossibile da scalare, tanto è ripida, Dante chiede ad alcune anime qual è il varco più vicino; sono questi la prima schiera dei negligenti, i morti scomunicati, che hanno dimora nell'antipurgatorio. Nella I schiera di negligenti dell'antipurgatorio Dante incontra Manfredi di Svevia. Assieme a coloro che tardarono a pentirsi per pigrizia, ai morti per violenza e ai principi negligenti, infatti, essi attendono il tempo di purificazione necessario a permettere loro di accedere al Purgatorio vero e proprio. All'ingresso della valletta dove si trovano i principi negligenti, Dante, su indicazione di Virgilio, chiede indicazioni ad un'anima che si rivela essere una sorta di guardiano della valletta, il concittadino di Virgilio Sordello, che sarà la guida dei due fino alla porta del Purgatorio.

Giunti alla fine dell'Antipurgatorio, superata una valletta fiorita, i due varcano la porta del Purgatorio; questa è custodita da un angelo recante in mano una spada fiammeggiante, e preceduta da tre gradini, il primo di marmo bianco, il secondo di una pietra scura e il terzo in porfido rosso. L'angelo, seduto sulla soglia di diamante e appoggiando i piedi sul gradino rosso, incide sette "p" sulla fronte di Dante poi apre loro la porta tramite due chiavi, una d'argento e una d'oro, che aveva ricevute da San Pietro, e i due poeti si addentrano nel secondo regno.

Il Purgatorio è diviso in sette cornici, dove le anime scontano i loro peccati per purificarsi prima di accedere al Paradiso. Al contrario dell'Inferno, dove i peccati si aggravavano maggiore era il numero del cerchio, qui alla base della montagna, nella I cornice, stanno coloro che si sono macchiati delle colpe più gravi, mentre alla sommità, vicino al Paradiso terrestre, i peccatori più lievi. Le anime non vengono punite in eterno, e per una sola colpa, come nel primo regno, ma scontano una pena pari ai peccati commessi durante la vita.

Nella prima cornice, Dante e Virgilio incontrano i superbi, nella seconda gli invidiosi, nella terza gli iracondi, nella quarta gli accidiosi, nella quinta gli avari e i prodighi. In questa cornice ai due viaggiatori si unisce l'anima di Stazio dopo un terremoto e un canto Gloria in excelsis Deo (Dante riteneva Stazio convertito al cristianesimo); questi si era macchiato in vita di eccessiva prodigalità: proprio in quel momento egli, che dopo cinquecento anni di espiazione in quella cornice aveva sentito il desiderio di assurgere al Paradiso, si offre di accompagnare i due fino alla sommità del monte, attraverso le cornici sesta, dove espiano le loro colpe i golosi che appaiono magrissimi, e settima, dove stanno i lussuriosi avvolti dalle fiamme. Dante ritiene che Stazio si sia convertito grazie a Virgilio e alle sue opere, che hanno aperto gli occhi a Stazio: egli, infatti, grazie all'Eneide e alle Bucoliche ha capito l'importanza della fede cristiana e l'errore del vizio della prodigalità: come un lampadoforo, Virgilio ha fatto luce a Stazio rimanendo però al buio; fuor di metafora, Virgilio è stato un profeta inconsapevole: ha portato Stazio alla fede ma lui, avendo fatto in tempo solo ad intravederla, non ha potuto salvarsi, ed è costretto a soggiornare per l'eternità nel Limbo. Ascesi alla settima cornice, i tre devono attraversare un muro di fuoco, oltre il quale si diparte una scala, che dà accesso al Paradiso terrestre. Paura di Dante e conforto da parte di Virgilio. Giunti qui, il luogo dove per poco dimorarono Adamo ed Eva prima del peccato, Virgilio e Dante si devono congedare, poiché il poeta latino non è degno di guidare il toscano fin nel Paradiso, e sarà Beatrice a farlo.

Quindi Dante si imbatte in Matelda, la personificazione della felicità perfetta, precedente al peccato originale, che gli mostra i due fiumi Letè, che fa dimenticare i peccati, ed Eunoè, che restituisce la memoria del bene compiuto, e si offre di condurlo all'incontro con Beatrice, che avverrà poco dopo. Beatrice rimprovera duramente Dante e dopo si offre di farsi vedere senza il velo: Dante durante i rimproveri cerca di scorgere il suo vecchio maestro Virgilio che ormai non c'è più. Dopo aver bevuto le acque del Letè e poi dell'Eunoè, infine, Dante segue Beatrice verso il terzo ed ultimo regno: il Paradiso.

Paradiso

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Libero da tutti i peccati, adesso Dante può ascendere al Paradiso e, accanto a Beatrice, vi accede volando ad altissima velocità. Egli sente tutta la difficoltà di raccontare questo trasumanare, andare cioè al di là delle proprie condizioni terrene, ma confida nell'aiuto dello Spirito Santo (il buon Apollo) e nel fatto che il suo sforzo descrittivo sarà continuato da altri nel tempo.

Il Paradiso è composto da nove cerchi concentrici, al cui centro sta la Terra; in ognuno di questi cieli, dove risiede un pianeta diverso, stanno i beati, più vicini a Dio a seconda del loro grado di beatitudine. Ma le anime del Paradiso non stanno meglio o peggio, e nessuno desidera una condizione migliore di quella che ha, poiché la carità non permette di desiderare altro se non quello che si ha; Dio, al momento della nascita, ha donato secondo criteri inconoscibili ad ogni anima una certa quantità di grazia, ed è in proporzione a questa che essi godono diversi livelli di beatitudine. Prima di raggiungere il primo cielo i due attraversano la Sfera di Fuoco.

Nel primo cielo, quello della Luna, stanno coloro che mancarono ai voti fatti (Angeli); nel secondo, il cielo di Mercurio, risiedono coloro che in Terra fecero del bene per ottenere gloria e fama, non indirizzandosi al bene divino (Arcangeli); nel terzo cielo, quello di Venere, stanno le anime degli spiriti amanti (Principati); nel quarto, il cielo del Sole, gli spiriti sapienti (Potestà); nel quinto, il cielo di Marte, gli spiriti militanti dei combattenti per la fede (Virtù); e nel sesto, il cielo di Giove, gli spiriti governanti giusti (Dominazioni).

Giunti al settimo cielo, quello di Saturno dove risiedono gli "spiriti contemplativi" (Troni), Beatrice non sorride più, come invece aveva fatto finora; il suo sorriso, infatti, da qui in poi, a causa della vicinanza a Dio, sarebbe per Dante insopportabile alla vista, tanto luminoso risulterebbe. In questo cielo risiedono gli spiriti contemplativi, e da qui Beatrice innalza Dante fino al cielo delle Stelle fisse, dove non sono più ripartiti i beati, ma nel quale si trovano le anime trionfanti, che cantano le lodi di Cristo e della Vergine Maria, che qui Dante riesce a vedere; da questo cielo, inoltre, il poeta osserva il mondo sotto di sé, i sette pianeti e i loro moti e la Terra, piccola e misera in confronto alla grandezza di Dio (Cherubini). Prima di proseguire Dante deve sostenere una sorta di "esame" in Fede, Speranza, Carità, da parte di tre professori particolari: San Pietro, San Giacomo e San Giovanni. Quindi, dopo un ultimo sguardo al pianeta, Dante e Beatrice assurgono al nono cielo, il Primo Mobile o Cristallino, il cielo più esterno, origine del movimento e del tempo universale (Serafini).

In questo luogo, sollevato lo sguardo, Dante vede un punto luminosissimo, contornato da nove cerchi di fuoco, vorticanti attorno ad esso; il punto, spiega Beatrice, è Dio, e attorno a lui stanno i nove cori angelici, divisi per quantità di virtù. Superato l'ultimo cielo, i due accedono all'Empireo, dove si trova la rosa dei beati, una struttura a forma di anfiteatro, sul gradino più alto della quale sta la Vergine Maria. Qui, nell'immensa moltitudine dei beati, risiedono i più grandi santi e le più importanti figure delle Sacre Scritture, come Sant'Agostino, San Benedetto, San Francesco, e inoltre Eva, Rachele, Sara e Rebecca.

Da qui Dante osserva finalmente la luce di Dio, grazie all'intercessione di Maria alla quale San Bernardo (guida di Dante per l'ultima parte del viaggio) aveva chiesto aiuto perché Dante potesse vedere Dio e sostenere la visione del divino, penetrandola con lo sguardo fino a congiungersi con Lui, e vedendo così la perfetta unione di tutte le realtà, la spiegazione del tutto nella sua grandezza. Nel punto più centrale di questa grande luce, Dante vede tre cerchi, le tre persone della Trinità, il secondo del quale ha immagine umana, segno della natura umana, e divina allo stesso tempo, di Cristo. Quando egli tenta di penetrare ancor più quel mistero il suo intelletto viene meno, ma in un excessus mentis la sua anima è presa da un'illuminazione e si placa, realizzata dall'armonia che gli dona la visione di Dio, dell'amor che move il sole e l'altre stelle.


Edited by Necrotic_Whispers - 21/10/2009, 23:46
 
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Crypt0
view post Posted on 21/10/2009, 21:27




Tu non ti fai vedere molto ... ma quando ti fai vedere posti alla grande!

Se non ti dispiace dovresti ridurre la larghezza delle immagini in firma e mettere i testi lunghi sotto spoiler.
Una discussione di queste dimensioni fa paura ...
 
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Necrotic_Whispers
view post Posted on 21/10/2009, 22:44




Ahahahaha xD ok ora provvedo^^ è che senza spoiler mi sembra più bello
 
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Crypt0
view post Posted on 22/10/2009, 08:05




Ottimo lavoro!

Dante ha un suo nonsochè di geniale, ma lo ritengo troppo attaccato alla concezione medioevale di cristianesimo.

Senz'altro un uomo di grandi ideali e di grande talento artistico!
Ma lo trovo appena appena bigotto
 
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Necrotic_Whispers
view post Posted on 22/10/2009, 11:55




CITAZIONE
Dante ha un suo nonsochè di geniale, ma lo ritengo troppo attaccato alla concezione medioevale di cristianesimo.

Senz'altro un uomo di grandi ideali e di grande talento artistico!
Ma lo trovo appena appena bigotto

In molti la pensano come te,io al contrario penso che Dante era una persona con un enorme apertura mentale come al solito soppressa dal tempo in cui viveva (vedi Leonardo Da Vinci),come già citato nella Biografia della Commedia,fu un testo con le solite tracce del periodo medievale ma con profonde innovazioni a livello letterario,Dante fu uno dei primi a rendere pubbliche le sue opere per la gente non-dotta se così vogliamo chiamarla;il De Vulgari Eloquentia ne è un classico esempio.
 
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Crypt0
view post Posted on 22/10/2009, 13:03




Ma certo!
Anche il significato che nasconcde nel convivio ne è la prova.
Dico solo che si è lasciato condizionare un po' troppo da una civiltà corrotta.
 
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mc gyver
view post Posted on 22/10/2009, 14:30




Un grandissimo, ha fatto un'opera colossale, con la Divina, e poi è un gran drogato !
 
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Necrotic_Whispers
view post Posted on 22/10/2009, 17:20




CITAZIONE
e poi è un gran drogato !

No questa me la devi spiegare xD
 
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Ihateyouallcozyousuck.
view post Posted on 26/10/2009, 22:50




è un buon rapper, avrebbe dovuto lavorare di più sul flow però ò_ò
 
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• Walking Shadow •
view post Posted on 27/10/2009, 18:28




CITAZIONE (Necrotic_Whispers @ 22/10/2009, 17:20)
CITAZIONE
e poi è un gran drogato !

No questa me la devi spiegare xD

Si faceva le canne, a quanto dicono. XD

Io penso che fosse un autentico genio, ma che non vada studiato a scuola. Troppo "alto" per i sedicenni. Indubbiamente può essere apprezzato ad un'età più avanzata.
 
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Ihateyouallcozyousuck.
view post Posted on 27/10/2009, 18:33




CITAZIONE (• Walking Shadow • @ 27/10/2009, 18:28)
CITAZIONE (Necrotic_Whispers @ 22/10/2009, 17:20)
No questa me la devi spiegare xD

Si faceva le canne, a quanto dicono. XD

Io penso che fosse un autentico genio, ma che non vada studiato a scuola. Troppo "alto" per i sedicenni. Indubbiamente può essere apprezzato ad un'età più avanzata.

Come la tua e.e
 
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Necrotic_Whispers
view post Posted on 27/10/2009, 20:09




SPOILER (click to view)
Si faceva le canne, a quanto dicono. XD


Questa mi giunge nuova :lol: ma si era già scoperto l'effetto dell'erba rullata in quel periodo?
 
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.;:zxcvbnm:;.
view post Posted on 27/10/2009, 22:29




ottimo compositore, peccato che abbia scritto solo immani cazzate.
voglio dire, le sue opere! non hanno senso!
(all' epoca lo avevano, adesso sono niente di più che pezzi di bravura stilistica)
CITAZIONE
con la Divina

o Divina Commedia o Commedia.
Commedia era il titolo per dante, l' aggettivo fu aggiunto da boccaccio.
quindi non chiamarla divina: come se uscissero i promessi sposi col titolo "gli strepitosi promessi sposi" e andassimo in giro a chiamare quel romanzo "gli strepitosi"
certe cose, però, mi sembrano da banbino con la enne.
 
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• Walking Shadow •
view post Posted on 27/10/2009, 23:23




CITAZIONE (.;:zxcvbnm:;. @ 27/10/2009, 22:29)
ottimo compositore, peccato che abbia scritto solo immani cazzate.
voglio dire, le sue opere! non hanno senso!
(all' epoca lo avevano, adesso sono niente di più che pezzi di bravura stilistica)
CITAZIONE
con la Divina

o Divina Commedia o Commedia.
Commedia era il titolo per dante, l' aggettivo fu aggiunto da boccaccio.
quindi non chiamarla divina: come se uscissero i promessi sposi col titolo "gli strepitosi promessi sposi" e andassimo in giro a chiamare quel romanzo "gli strepitosi"
certe cose, però, mi sembrano da banbino con la enne.

Mi sembri uno scolaretto che ha imparato a memoria la nozioncina :D



CITAZIONE (Ihateyouallcozyousuck. @ 27/10/2009, 18:33)
CITAZIONE (• Walking Shadow • @ 27/10/2009, 18:28)
Si faceva le canne, a quanto dicono. XD

Io penso che fosse un autentico genio, ma che non vada studiato a scuola. Troppo "alto" per i sedicenni. Indubbiamente può essere apprezzato ad un'età più avanzata.

Come la tua e.e

Ebbene sì. :hehe:
 
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Necrotic_Whispers
view post Posted on 30/10/2009, 00:17




SPOILER (click to view)
o Divina Commedia o Commedia.
Commedia era il titolo per dante, l' aggettivo fu aggiunto da boccaccio.
quindi non chiamarla divina: come se uscissero i promessi sposi col titolo "gli strepitosi promessi sposi" e andassimo in giro a chiamare quel romanzo "gli strepitosi"
certe cose, però, mi sembrano da banbino con la enne.


Machissenefotte,leggi se ti interessa,altrimenti misca
 
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18 replies since 21/10/2009, 20:28   6246 views
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